Perché né da principio erano stati con molto timore dell'impresa de' fiorentini, considerando che per non si essere cominciata al principio della primavera non potevano stare molto tempo in campagna, essendo il paese di Pisa per la bassezza sua molto sottoposto all'acque; e perché, avendo soldato di nuovo sotto il duca d'Urbino, al quale detteno il titolo di governatore, e sotto alcuni altri condottieri cinquecento uomini d'arme, e avendo diverse intelligenze, avevano determinato, per divertire i fiorentini dall'offese de' pisani, di rompere la guerra in altro luogo; disegnando dipoi di fare muovere Piero de' Medici: per conforto del quale soldorono con dugento uomini d'arme Carlo Orsino e Bartolomeo d'Alviano. Né furono senza speranza di indurre Giovanni Bentivogli a consentire che la guerra si rompesse a' fiorentini dalla parte di Bologna. Perché il duca di Milano, sdegnato che nella condotta di Annibale suo figliuolo gli avesse anteposti i viniziani, e ricordandosi, per questa offesa nuova, delle ingiurie vecchie ricevute, secondo diceva, da lui quando Ferdinando duca di Calavria passò in Romagna, aveva tolto certe castella possedute per causa dotale da Alessandro suo figliuolo nel ducato di Milano; né si asteneva da aspreggiarlo con ogni dimostrazione: ma avendo pure finalmente, per intercessione de' fiorentini, restituite quelle castella, fu interrotto il disegno fatto di rompere la guerra da quella parte. Però si sforzorono i viniziani di disporre i sanesi a concedere che e' movessino l'armi per il territorio loro; e dava speranza di ottenerlo, oltre all'ordinaria disposizione contro a' fiorentini, la divisione che era in Siena tra' cittadini.
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