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      Venuto Pagolo Vitelli nel Casentino e unitosi seco il Fracassa, mandato dal duca di Milano con cinquecento uomini d'arme e cinquecento fanti in favore de' fiorentini, ridusse presto in molte difficoltà gli inimici, sparsi in molti luoghi per la strettezza degli alloggiamenti e perché, per lasciarsi aperta la strada dell'entrare e dell'uscire del Casentino, erano necessitati guardare i passi della Vernia di Chiusi, e di Montalone, luoghi alti in su l'alpi; e rinchiusi, in tempo asprissimo, in quella valle, non aveano speranza di fare piú, né quivi né in altra parte, progresso alcuno: perché in Arezzo si era fermato con dugento uomini d'arme il conte Renuccio; e nel Casentino, poiché non era riuscito da principio l'occupare Poppi, né faceva momento alcuno il nome de' Medici avendo inimici gli uomini del paese, nel quale si possono difficilmente adoperare i cavalli, avevano innanzi alla venuta de' Vitelli ricevuto già molti danni da' paesani. E però, intesa la venuta loro e del Fracassa, rimandata di là dall'alpi una parte de' carriaggi e dell'artiglierie, ristrinsono insieme, quanto comportava la natura de' luoghi, le genti loro. Contro a' quali il Vitello deliberò servare la sua consuetudine, che era piú tosto, per ottenere piú sicuramente la vittoria, non avere rispetto né a lunghezza di tempo né al pigliare molte fatiche, né volere, per risparmiare la spesa, procedere senza molte provisioni, che, per acquistare la gloria di vincere con facilità e acceleratamente, mettere in pericolo insieme col suo esercito l'evento della cosa.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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