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      Però, acquistato che aranno Milano, aranno piú tosto necessità di attendere a conservarlo che comodità di pensare a nuovi disegni; perché uno imperio nuovo non bene ordinato né prudentemente governato aggrava, piú presto che e' faccia piú potente, chi l'acquista: di che quale esempio è piú fresco e piú illustre che l'esempio della vittoria del re passato? contro al quale si convertí in sommo odio il desiderio incredibile con che era stato ricevuto nel reame di Napoli. Non è adunque né sí certo né tale il pericolo, che ci può dopo qualche tempo pervenire della vittoria del re di Francia, che per fuggirlo abbiamo a volere stare in uno pericolo presente e di grandissimo momento; e il rifiutare, per timore di pericoli futuri e incerti, sí ricca parte e sí opportuna del ducato di Milano non si potrebbe attribuire ad altro che a pusillanimità e abiezione di animo, vituperabile negli uomini privati non che in una republica piú potente e piú gloriosa che, dalla romana in fuora, sia stata giammai in parte alcuna del mondo. Sono rare e fallaci l'occasioni sí grandi, ed è prudenza e magnanimità, quando si offeriscono, l'accettarle e, per contrario, sommamente reprensibile il perderle; e la troppa curiosa sapienza e troppo consideratrice del futuro è spesso vituperabile, perché le cose del mondo sono sottoposte a tanti e sí vari accidenti che rare volte succede per l'avvenire quel che gli uomini eziandio savi si hanno immaginato avere a essere; e chi lascia il bene presente per timore del pericolo futuro, quando non sia pericolo molto certo e propinquo, si truova spesso, con dispiacere e infamia sua, avere perduto l'occasioni piene di utilità e di gloria, per paura di quegli pericoli che poi diventano vani.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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