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      Per la quale risposta, benché acuta e piena di artificio, e perché non accettavano l'offerte degli aiuti suoi, conobbe Lodovico non potere avere speranza certa delle genti loro: accorgendosi che da ogni parte gli mancavano le speranze. Perché il soccorso promessogli continuamente dal re de' romani era incerto molto per la varietà della natura sua e per lo impedimento della guerra co' svizzeri; e se bene Federigo prometteva mandargli quattrocento uomini d'arme e mille cinquecento fanti sotto Prospero Colonna, dubitava non tanto della volontà, perché la difesa del ducato di Milano era anche a beneficio suo, quanto della impotenza e lentezza sua; ed Ercole da Esti suo suocero, ricercato di aiuto da lui, gli aveva, rimproverandogli quasi l'antica ingiuria che per opera sua fusse rimasto a' viniziani il Pulesine di Rovigo, risposto dispiacergli l'essere impedito ad aiutarlo, perché essendo i confini de' viniziani tanto vicini alle porte di Ferrara era necessitato attendere a guardare la casa propria.
      Perdute adunque tutte le speranze che non dependevano da se medesimo, attendeva sollecitamente a fortificare, Anon, Novara e Alessandria della Paglia, terre esposte a primi movimenti del re di Francia; con deliberazione d'opporre all'impeto suo Galeazzo da San Severino con la maggiore parte delle sue forze, e il resto sotto il marchese di Mantova opporre a' viniziani: benché non molto poi, o per imprudenza o per avarizia o perché a' consigli celesti non si possa resistere, disordinò da sé proprio questo sussidio.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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