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      Perché, avendosi cominciato vanamente a persuadere che i viniziani, a' quali Baiseth ottomanno avea per terra e per mare con apparato stupendo rotta la guerra, necessitati a difendere contro a tanto inimico le cose proprie, non l'avessino a molestare, e desiderando sodisfare a Galeazzo da San Severino, impaziente che 'l marchese lo precedesse di titolo, cominciò a muovergli difficoltà ricusando di pagargli certo residuo di stipendi vecchi e ricercando da lui giuramenti e cauzioni insolite dell'osservanza della fede; e benché poi, vedendo che i viniziani mandavano continuamente gente nel bresciano, per essere parati a muovere la guerra nel tempo medesimo che i franzesi la movessino, cercasse per mezzo del duca di Ferrara, suocero comune di riconciliarselo, le difficoltà non si risolverono sí presto che piú presto non sopravenissino i pericoli. I quali apparivano ogni dí maggiori: perché nel Piemonte, ove il duca di Savoia si era di nuovo congiunto al re, passavano continuamente genti che si fermavano intorno ad Asti; e le speranze del duca sempre diminuivano perché il re Federico, o per impossibilità o per negligenza, tardava a mandare gli aiuti promessi, e qualche speranza che gli restava che i fiorentini, espugnata che avessino Pisa, gli manderebbono in soccorso Pagolo Vitelli, della virtú del quale teneva tutta Italia grandissimo conto, fu dalla diligenza del re di Francia interrotta; perché, con aspre parole e quasi minaccie usate agli oratori loro, ottenne che la republica secretamente gli promesse per scrittura di non dare al duca aiuto alcuno, senza ricevere di questo in ricompenso da sé promessa alcuna.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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