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      Affermano alcuni che qualche mese innanzi era penetrato agli orecchi suoi avviso di questa fraude, in sul quale, stato alquanto tacito sopra di sé, avere finalmente sospirando risposto a chi gliene aveva significato, non potersi persuadere una tanta ingratitudine; e se pure era vero, non sapere finalmente come avere a provedervi, né di chi piú si avesse a confidare poiché i piú intrinsechi e piú beneficati lo tradivano: affermando non riputare minore o manco perniciosa calamità privarsi per sospetto vano, della opera delle persone fedeli ché, per incauta credulità, commettersi alla fede di quegli i quali meritavano di essere sospetti. Ma mentre che 'l conte di Gaiazzo fa il ponte su 'l Po per unirsi col fratello e artificiosamente ne manda in lungo l'esecuzione, mentre che fatto il ponte differisce di passare, essendo già l'esercito franzese stato due giorni intorno ad Alessandria e battendola con l'artiglierie, Galeazzo, con cui erano mille dugento uomini d'arme mille dugento cavalli leggieri e tremila fanti, la notte del terzo dí, non conferiti i suoi pensieri ad alcuno degli altri capitani eccetto che a Lucio Malvezzo, accompagnato da una parte de' cavalli leggieri, fuggí occultamente di Alessandria, dimostrando, con grandissimo suo vituperio ma non con minore infamia della prudenza di Lodovico, a tutto il mondo quanta differenza sia da maneggiare uno corsiere e correre nelle giostre e ne' torniamenti grosse lancie, ne' quali esercizi avanzava ogn'altro italiano, a essere capitano di uno esercito; e con quanto danno proprio si ingannano i príncipi che, nel fare elezione delle persone alle quali commettono le faccende grandi, hanno piú in considerazione il favore di chi eleggono che la virtú. Ma come la partita di Galeazzo fu nota per Alessandria, tutto il resto della gente cominciò tumultuosamente chi a fuggire chi ad ascondersi; con la quale occasione entratovi in sul fare del dí l'esercito franzese, non solo messe in preda i soldati che vi restavano ma con la licenza militare saccheggiò tutta la città. È fama che Galeazzo avea ricevuto lettere, scritte col nome e col suggello di Lodovico Sforza, che gli comandavano che per essere nato certo movimento in Milano si ritirasse là subito con tutte le genti; e alcuno dubitò poi che non fussino state fabricate falsamente dal conte di Gaiazzo, per facilitare con questa arte la vittoria de' franzesi: le quali lettere Galeazzo era poi solito a mostrare per sua giustificazione, come se per quelle gli fusse stato commesso, non che conducesse lo esercito salvo e in caso conoscesse poterlo fare, ma che temerariamente l'abbandonasse.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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