Né fu altro il successo del muro tagliato: perché, avendo similmente i pisani puntellato dalla parte di dentro per farlo cadere di verso il fosso, quando Pagolo volle farlo cadere stette immobile. Non privò questo caso il capitano della speranza di avere a ottenere finalmente la vittoria; la quale cercando, secondo la natura sua, di acquistare piú sicuramente e con minore danno dell'esercito che si poteva, con tutto che in piú luoghi fussino in terra già piú di cinquecento braccia di muraglia, attendeva continuamente ad ampliare la batteria, a sforzarsi di riempiere i fossi della terra e a fortificare la torre di Stampace, per piantarvi di nuovo artiglieria e potere battere per fianco i ripari grandi che avevano fatto i pisani: sforzandosi, con tutta la perizia e arte sua, d'acquistare al continuo maggiore opportunità per dare piú sicuramente la battaglia generale e ordinata. La quale, benché già avesse condotto le cose in grado che qualunque volta si desse sperasse molto la vittoria, differiva volentieri di dare, perché tanto piú si diminuisse il danno dello esercito e si avesse maggiore certezza di ottenerla: con tutto che i commissari de' fiorentini, a' quali ogni minima dilazione era molestissima, e riscaldati con lettere e messi continui da Firenze, non cessasseno di stimolarlo che con l'accelerare prevenisse agl'impedimenti che a ogn'ora potrebbeno nascere. Il quale consiglio di Pagolo, forse piú prudente e piú secondo la disciplina militare, ebbe contraria la fortuna.
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