Affermansi queste cose per certe: alle quali aggiungono alcuni scrittori ecclesiastici Carlo avere donato alla Chiesa la Liguria insino al fiume del Varo, ultimo confine d'Italia, Mantova e tutto quello che i Longobardi possedevano nel Friuli e in Istria; e il medesimo scrive alcuno altro, dell'isola di Corsica e di tutto il territorio che si contiene tra le città di Luni e di Parma. Per i quali meriti i re di Francia, celebrati ed esaltati da' pontefici conseguitorono il titolo di re cristianissimi; e dipoi, l'anno ottocentesimo della nostra salute, Leone pontefice insieme col popolo romano, non con altra autorità il pontefice che come capo di quello popolo, elessono il medesimo Carlo per imperadore romano, separando eziandio nel nome questa parte dello imperio dagli imperadori che abitavano a Costantinopoli, come se Roma e le provincie occidentali, non difese da loro, avessino bisogno di essere difese da proprio principe. Per la quale divisione non furno privati gli imperadori costantinopolitani né dell'isola di Sicilia né di quella parte d'Italia la quale, discorrendo da Napoli a Manfredonia, è terminata dal mare; perché erano state continuamente sotto quegli imperadori. Né si derogò per queste cose alla consuetudine che la elezione de' pontefici fusse confermata dagli imperadori romani, in nome de' quali si governava la città di Roma; anzi i pontefici nelle bolle ne' privilegi e nelle concessioni loro esprimevano con queste parole formali il tempo della scrittura: “Imperante il tale imperadore signore nostro”. Nella quale, non grave, o soggezione o dependenza continuorono insino a tanto che i successi delle cose non dettono loro animo a reggersi per se stessi.
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