tenza degli imperadori perché lo imperio non si continuava ereditario in re grandi, Roma apertamente si sottrasse dalla obedienza loro, e molte città, quando imperava Corrado svevo, si ribellorono; e i pontefici, attendendo ad ampliare la propria autorità, dominavano quasi Roma, benché spesso per la insolenza e per le discordie del popolo vi avessino molte difficoltà: il quale per reprimere avevano già, per favore di Enrico secondo imperadore che era a Roma, trasferito per legge ne' cardinali soli l'autorità di creare il pontefice. Alla grandezza de' quali succedette nuovo augumento, perché avendo i normanni, de' quali il primo fu Guglielmo cognominato Ferrabracchio, usurpata allo imperio costantinopolitano la Puglia e la Calavria, Ruberto Guiscardo, uno di essi, o per fortificarsi con questo colore di ragione o per essere piú potente a difendersi contro a quegli imperadori o per altra cagione, restituito Benevento come di ragione ecclesiastica, riconobbe il ducato di Puglia e di Calavria in feudo della Chiesa romana; il cui esempio seguitando Ruggieri, uno de' suoi successori, e avendo scacciato del ducato di Puglia e di Calavria Guglielmo della medesima famiglia e occupata poi la Sicilia, riconobbe, circa l'anno mille cento trenta, queste provincie in feudo dalla Chiesa sotto titolo di re di ambedue le Sicilie, l'una di là l'altra di qua dal Faro: non ricusando i pontefici di fomentare, per la ambizione e utilità propria, l'altrui usurpazione e violenza. Con le quali ragioni pretendendo sempre piú oltre (come non mai si ferma la cupidità umana) cominciorono i pontefici a privare di quegli regni alcuni de' re contumaci a' loro comandamenti e a concedergli ad altri; nel quale modo pervennono in Enrico figliuolo di Federigo Barbarossa e da Enrico in Federico secondo suo figliuolo, tutt'a tre successivamente imperadori romani.
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