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      Le quali variazioni essendo similmente sopravenute in Lombardia alle città dello imperio, accadde talvolta che, secondo la varietà delle cose, i vicari di Romagna e di altre terre ecclesiastiche, allontanatisi apertamente dal nome della Chiesa, riconoscevano in feudo quelle città dagli imperadori; come, qualche volta, riconoscevano in feudo da' pontefici quegli che occupavano, in Lombardia, Milano Mantova e altre terre imperiali. E in questi tempi Roma, benché ritenendo in nome il dominio della Chiesa, si reggeva quasi per se stessa. E ancora che, nel principio che i pontefici romani ritornorno di Avignone in Italia, fussino ubbiditi come signori, nondimeno poco poi i romani, creato il magistrato de' banderesi, ricaddono nella antica contumacia; donde ritenendovi i pontefici piccolissima autorità cominciorono a non vi abitare, insino a tanto che i romani, impoveriti e caduti in gravissimi disordini per l'assenza della corte, e approssimandosi l'anno del mille quattrocento, nel quale speravano, se a Roma fusse il pontefice, dovervi essere per il giubileo grandissimo concorso di tutta la cristianità, supplicorono con umilissimi prieghi a Bonifazio pontefice che vi ritornasse, offerendo di levare via il magistrato de' banderesi e di sottomettersi in tutto alla ubbidienza sua. Con le quali condizioni tornato a Roma, intenti i romani a' guadagni di quello anno, preso assolutamente lo imperio della città, fortificò e messe la guardia in Castel Sant'Angelo: i successori del quale, insino a Eugenio, benché v'avessino spesso molte difficoltà, nondimeno, fermato poi pienamente il dominio loro, i pontefici seguenti hanno senza alcuna controversia signoreggiata ad arbitrio suo quella città. Con questi fondamenti e con questi mezzi esaltati alla potenza terrena, deposta a poco a poco la memoria della salute dell'anime e de' precetti divini, e voltati tutti i pensieri loro alla grandezza mondana, né usando piú l'autorità spirituale se non per instrumento e ministerio della temporale, cominciorono a parere piú tosto príncipi secolari che pontefici.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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