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      Ottenute adunque il Valentino le genti dal re, e aggiunte a quelle le genti della Chiesa, entrato in Romagna, ottenne subito la città d'Imola per accordo, negli ultimi dí dell'anno mille quattrocento novantanove.
      Nel quale anno Italia, conquassata da tanti movimenti, aveva similmente sentite le armi de' turchi; perché, avendo Baiseth ottomanno assaltato per mare con potente armata i luoghi che in Grecia tenevano i viniziani, mandò per terra seimila cavalli a predare la regione del Frioli; i quali, trovato il paese non guardato né sospettando di tale accidente, corsono predando e ardendo insino a Liquenza; e avendo fatto quantità innumerabile di prigioni, quando, ritornandosene, giunsono alla ripa del fiume del Tigliavento, per camminare piú espediti, riserbatasi quella parte quale stimorono potere condurre seco, ammazzorono crudelissimamente tutti gli altri. Né procedendo anche prosperamente le cose in Grecia, Antonio Grimanno, capitano generale dell'armata opposta da' viniziani alla armata del turco, accusato che non avesse usata l'occasione di vincere gli inimici che uscivano del porto della Sapienza, e un'altra volta alla bocca del golfo di Lepanto, datogli il successore, fu citato a Vinegia, e commessa la cognizione al consiglio de' pregati; nel quale fu trattata molti mesi con grandissima espettazione, difendendolo da una parte l'autorità e grandezza sua, dall'altra perseguitandolo con molti argomenti e testimoni gli accusatori. Finalmente, parendo che fusse per prevalere la causa sua, o per l'autorità dell'uomo e moltitudine de' parenti o perché in quello consiglio, nel quale intervengono molti uomini prudenti, non si considerassino tanto i romori publici e le calunnie non bene provate quanto si desiderasse di intendere maturamente la verità della cosa, fu questa cognizione per il magistrato degli avocadori del comune trasferita al giudicio del consiglio maggiore: dove, o cessando i favori o avendovi piú luogo la leggerezza della moltitudine che la maturità senatoria, fu, non però prima che nell'anno seguente, alla fine rilegato a esilio perpetuo nell'isola di Ossaro.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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