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      Alessandria e quasi tutte le terre di là da Po, essendo piú lontane a Milano e piú vicine ad Asti, città del re, non feceno mutazione, aspettando di consigliarsi piú maturamente secondo i progressi delle cose.
      Recuperato che ebbe Lodovico Milano non perdé tempo alcuno a soldare quantità grande di fanti italiani e quanti piú uomini d'arme poteva avere, e a stimolare con prieghi con offerte e con varie speranze tutti quegli da' quali sperava di essere aiutato in tanta necessità. Perciò mandò a Cesare, a significare il principio prospero, il cardinale di San Severino, supplicandolo che gli mandasse genti e artiglierie; e desiderando di non avere inimico il senato viniziano, ordinò che il cardinale Ascanio mandasse subito a Vinegia il vescovo di [Cremona], a offerire la volontà pronta del fratello ad accettare qualunque condizione sapessino desiderare: ma vanamente, perché il senato deliberò non si partire dalla confederazione che aveano col re. Ricusorono i genovesi, benché pregati instantemente da Lodovico, di ritornare sotto il dominio suo; né i fiorentini vollono udire la sua richiesta della restituzione de' danari ricevuti in prestanza da lui. Solo il marchese di Mantova mandò in aiuto suo il fratello con certa quantità di gente d'arme, e vi concorsono i signori della Mirandola di Carpi e di Coreggio, e i sanesi gli mandorono piccola somma di danari; sussidi quasi disprezzabili in tanti pericoli: come similmente furno di piccolo momento quegli di Filippo Rosso e de' Vermineschi, i padri de' quali benché fussino stati spogliati da lui dell'antico dominio loro, i Rossi di San Secondo di Torchiara e di molte altre castella del parmigiano, quegli dal Verme della città di Bobio e d'altri luoghi circostanti nella montagna di Piacenza, nondimeno Filippo, partendosi senza licenza dagli stipendi veneti, andò a recuperare le terre sue, e ottenutele si uní con l'esercito di Lodovico; il medesimo feceno quei dal Verme, per ricuperare l'uno e gli altri con questa occasione la grazia sua.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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