Pagina (449/2094)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Ma Lodovico, avendo raccolti oltre a' cavalli borgognoni mille cinquecento uomini d'arme e aggiunti a' svizzeri moltissimi fanti italiani, lasciato il cardinale Ascanio a Milano all'assedio del castello, passato il Tesino e ottenuta per accordo la terra e la fortezza di Vigevano, pose il campo a Novara; eletta piú tosto questa impresa che il tentare la oppugnazione di Mortara, o perché i franzesi si erano in Mortara molto fortificati o perché stimasse appartenere piú alla riputazione e alla somma della guerra l'acquisto di Novara, città celebre e molto abbondante, o perché, recuperata Novara, la penuria delle vettovaglie avesse a mettere in necessità i franzesi che erano a Mortara di abbandonarla, o per impedire che non venisse a Noara Ivo d'Allegri, ritornato di Romagna. Perché avendo, mentre che col duca Valentino andava alla impresa di Pesero, ricevuto gli avvisi del Triulzio, partitosi subitamente con tutta la cavalleria e co' svizzeri, e intesa appresso a Parma la ribellione di Milano, seguitando con grandissima velocità il cammino, e convenuto co' parmigiani e co' piacentini di non gli offendere e che non si opponessino al passare suo, giunto a Tortona, incitato da' guelfi di quella città ardenti di cupidità di vendicarsi de' ghibellini, i quali ritornati alla divozione di Lodovico gli aveano cacciati, entratovi dentro la saccheggiò tutta; lamentandosi e chiamando invano i guelfi la fede sua che, fedelissimi e servidori del re, fussino non altrimenti trattati che i perfidi inimici.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





Lodovico Ascanio Milano Tesino Vigevano Novara Mortara Mortara Novara Novara Mortara Noara Ivo Romagna Valentino Pesero Triulzio Parma Milano Tortona Lodovico