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      Da Tortona si fermò in Alessandria, perché i svizzeri venuti seco, mossi o dal non essere pagati o da altra fraude, passorno nell'esercito del duca di Milano. Il quale, trovandosi piú potente che gli inimici, accelerava con sommo studio di battere con l'artiglierie Novara, per espugnarla innanzi che i franzesi, i quali aspettavano soccorso dal re, fussino potenti a opporsegli in sulla campagna: la quale cosa gli riuscí felicemente, perché i franzesi che erano in Novara, perduta la speranza del difendersi, convennono di dargli la città, avuta la fede da lui di potersene andare salvi con tutte le robe sue; la quale osservando costantemente, gli fece accompagnare insino a Vercelli, ancora che, per importare molto alla vittoria la uccisione di quelle genti, fusse confortato a romperla da molti, che allegavano che, se era lecito, secondo l'autorità e gli esempli d'uomini grandi, violare la fede per acquistare stato, doveva essere molto piú lecito il violarla per conservarlo. Acquistata la terra di Novara si fermò alla espugnazione della fortezza; ma si crede che se andava verso Mortara, che le genti franzesi, non essendo molto concordi il Triulzio e Ligní, si sarebbono ritirate di là dal Po.
     
      Lib.4, cap.14
     
      Solleciti preparativi del re di Francia per riprendere il ducato di Milano. Gli svizzeri al soldo di Lodovico Sforza s'accordano con quelli del re di Francia e consegnano Novara. Lodovico Sforza prigione dei francesi. Anche il card. Ascanio tradito da un parente ed amico cade prigione.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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