Gli svizzeri occupano la terra di Bellinzona. Fine di Lodovico Sforza e giudizio dell'autore su di lui. Il card. Ascanio nella torre di Borges.
Ma mentre che Lodovico attendeva sollecitamente a queste cose non era stata minore la diligenza e la sollecitudine del re. Il quale, come ebbe sentita la ribellione di Milano, ardente di sdegno e di vergogna, mandò subito in Italia la Tramoglia con secento lancie, mandò a soldare quantità grande di svizzeri; e perché con maggiore prestezza si provedesse alle cose necessarie, deputato il cardinale di Roano luogotenente suo di qua da' monti, lo fece incontinente passare in Asti; di modo che, espedite queste cose con maravigliosa celerità, si trovorono al principio di aprile insieme in Italia mille cinquecento lancie diecimila fanti svizzeri e semila de' sudditi del re sotto la Tramoglia il Triulzio e Ligní. Le quali genti, unite insieme a Mortara, si appressorono a Novara, confidandosi non meno nella fraude che nelle forze; perché i capitani svizzeri che erano con Lodovico, benché nella espugnazione di Novara avessino dimostrata fede e virtú, si erano, per mezzo de' capitani svizzeri che erano nell'esercito de' franzesi, convenuti occultamente con loro: della qual cosa cominciando per alcune congetture Lodovico a sospettare, sollecitava che quattrocento cavalli e ottomila fanti che si ordinavano a Milano si unissino seco. Cominciorono a tumultuare in Novara i svizzeri, istigati da' capitani, pigliando per occasione che 'l dí destinato al pagamento non si numeravano i danari per l'impotenza del duca: il quale, correndo subito al tumulto, con benignissime parole e con tali prieghi che generavano non mediocre compassione, donati ancora loro tutti i suoi argenti, gli fece stare pazienti ad aspettare che da Milano venissino i danari.
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