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      E da altra parte, desiderando di recuperare l'estimazione perduta, mandò Corcú suo cameriere a Firenze non tanto per informarsi se le cose referite da' capitani erano vere quanto per ricercare i fiorentini che, non perdendo la speranza d'avere per l'avvenire migliore successo, consentissino che le sue genti d'arme ritornassino ad alloggiare nel contado di Pisa, per tenere la vernata seguente infestata continuamente quella città, e con intenzione, come apparisse la primavera, di ritornare con esercito giusto e meglio ordinato di capitani e di ubbidienza a oppugnarla; la quale offerta fu rifiutata da' fiorentini, disperati di potere coll'armi de' franzesi ottenere migliori effetti; onde diventorno continuamente peggiori le condizioni loro, perché, divulgandosi il re essere alienato da essi, cominciorno i genovesi i sanesi e i lucchesi a sovvenire i pisani scopertamente con genti e con danari e a pigliare animo qualunque desiderava di offendergli. Onde crescevano eziandio in Firenze le divisioni de' cittadini, in modo che non solo non erano bastanti a ricuperare le cose perdute ma né anche provedevano a' disordini del loro dominio; perché essendosi levate in arme in Pistoia le parti Panciatica e Cancelliera, e procedendo tra loro nella città e nel contado a grandissimi incendi e uccisioni, quasi a modo di guerra ordinata e con aiuti forestieri, non vi facevano alcuna provisione, con ignominia grande della republica.
     
      Lib.5, cap.2
     
      Accordi fra il pontefice ed il re di Francia; progressi del Valentino in Romagna.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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