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      Acconsentivasi ancora per la parte del re di Francia, nella inclusione degli aderenti e confederati suoi, la clausula “salve le ragioni dello imperio”; per la quale si permetteva a Massimiliano il riconoscerle eziandio contro a quegli che fussino o ora nominati dal re o prima accettati sotto la sua protezione. Rimaneva solamente la difficoltà principale nella investitura, perché Cesare recusava di concederla a' figliuoli maschi, se alcuni ne nascessino, del re; e vi era qualche difficoltà sopra la restituzione de' fuorusciti del ducato di Milano, la quale dimandata instantemente da Cesare non era consentita dal re, perché erano molti e persone di seguito e di autorità: benché astretto da' prieghi del medesimo non recusasse di liberare Ascanio Sforza, e desse speranza di fare il medesimo di Lodovico Sforza, assegnandogli provisione di ventimila ducati l'anno, co' quali onestamente vivesse nel regno di Francia. Sopra le quali difficoltà non essendo interamente concordi ma con speranza di introdurre qualche forma conveniente, e perciò prolungata di nuovo la tregua, ritornò il cardinale in Francia, presupponendosi quasi per certo che le cose trattate avessino ad avere presto perfezione: la quale [speranza] si augumentò, perché non molto poi l'arciduca, dovendo andare in Ispagna per ricevere da' popoli, nella persona sua e di Giovanna sua moglie figliuola primogenita di quegli re, il giuramento, come destinati alla successione, fatto con la moglie il cammino per terra, si convenne a Bles col re di Francia; dove ricevuto con grandissimo onore rimasono insieme concordi del matrimonio de' figliuoli.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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