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      Aggiunsesi che al pontefice parve, per la sicurtà propria, necessario che il figliuolo riducesse l'esercito in terra di Roma, dove non si stava senza sospetto di qualche movimento: perché a Pitigliano si erano ridotti Giulio e alcuni degli Orsini, e in Cervetri erano con molti cavalli Fabio e Organtino Orsini; e Muzio Colonna, partito del reame di Napoli, era entrato in Palombara in soccorso de' Savelli, i quali avevano fatto di nuovo intelligenza e parentado con gli Orsini. Ma perdé piú l'uno e l'altro di loro la speranza di occupare Siena, perché già si comprendeva che al re di Francia, benché da principio ne fusse stato molto ambiguo, era molesta questa impresa come quello che, se bene avesse desiderato che fussino battuti Vitellozzo e gli altri confederati, gli pareva pure che la totale loro ruina, con l'aggiunta di tanti stati, facesse troppo potenti il pontefice e Valentino
      ; ed essendo la città di Siena e Pandolfo sotto la sua protezione, e non appartenente alla Chiesa ma allo imperio, gli pareva potere molto giustificatamente opporsi a questo acquisto. Ebbeno anche speranza che per la partita di Pandolfo il governo di quella città rimanesse in qualche confusione, e per questo potersegli in progresso di tempo presentare occasione da colorire il disegno loro.
      Partí adunque Pandolfo da Siena, ma lasciatavi la medesima guardia e la medesima autorità negli amici e dipendenti da lui, in modo non appariva fatta mutazione del governo; e il Valentino si dirizzò verso Roma, per andare alla distruzione degli Orsini.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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