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      In tale stato essendo ridotta la guerra, cominciorono, per la negligenza e per gli insolenti portamenti de' franzesi, a essere superiori quegli che insino a quel dí erano stati inferiori: perché gli uomini di Castellaneta, terra vicina a Barletta, disperati per i danni e ingiurie che pativano da cinquanta lancie franzesi che v'alloggiavano, prese popolarmente l'armi gli svaligiorno; e pochi dí poi Consalvo, avendo notizia che monsignore della Palissa, il quale con cento lancie e trecento fanti alloggiava nella terra di Rubos distante da Barletta dodici miglia, faceva guardie negligenti, uscito una notte di Barletta e condottosi a Rubos, e piantate con grandissima celerità l'artiglierie, le quali per essere il cammino piano aveva facilmente condotte seco, l'assaltò con tale impeto che i franzesi, i quali aspettavano ogn'altra cosa, spaventati dallo assalto improviso, fatta debole difesa, si perderono, rimanendo insieme con gli altri la Palissa prigione; e il dí medesimo se ne ritornò Consalvo a Barletta, senza pericolo di ricevere nel ritirarsi, da Nemors, il quale pochi dí innanzi era venuto a Canosa, danno alcuno, perché le genti sue, alloggiate, per tenere Barletta assediata da piú lati e forse per maggiore loro comodità, in vari luoghi, non potevano essere a tempo a congregarsi. E si aggiunse che, come scrivono alcuni, cento cinquanta lancie de' franzesi, mandate per pigliare certi danari che si conducevano da Trani a Barletta, furono rotte da genti le quali per assicurare i danari erano state mandate da Consalvo.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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