Acquistossi questa vittoria otto dí dopo la rotta di Obigní; e l'una e l'altra in venerdí, giorno osservato per felice dagli spagnuoli.
Feciono i franzesi, come furono raccolti dalla fuga, vari disegni, o di unirsi con le reliquie dello esercito in qualche luogo opportuno a impedire a' vincitori l'andare a Napoli o di fermarsi alla difesa di Napoli; nondimeno, come nelle cose avverse diventano ogni dí maggiori il timore e le difficoltà di chi è stato vinto, niuno di questi partiti si messe a esecuzione, perché e in altri luoghi aveano difficoltà di fermarsi, e Napoli giudicavano non potere difendere per la carestia delle vettovaglie: alla quale per provedere aveano prima i franzesi fatto comperare a Roma quantità grande di frumenti, ma il popolo romano impedí non si traessino, o per conservare Roma abbondante o per suggestione occulta (come molti credettono) del pontefice. Però Allegri, il principe di Salerno e molti altri baroni si ritirorno tra Gaeta e Traietto, ove si raccolse dietro al nome loro la maggiore parte delle reliquie dell'esercito. Ottenuta Consalvo tanta vittoria, non allentando il favore della fortuna, si dirizzò con l'esercito a Napoli; e passando da Melfi offerse al principe la facoltà di ritenersi il suo stato in caso volesse seguitare la divozione spagnuola: il quale, accettando piú tosto d'essere lasciato partire con la moglie e co' figliuoli, andò a congiugnersi con Luigi d'Ars che s'era fermato a Venosa. Avuto Melfi, seguitò Consalvo il cammino a Napoli; ove come cominciò ad accostarsi, i franzesi che v'erano dentro si ritirorno in Castelnuovo, e i napoletani abbandonati, il quartodecimo dí di maggio, riceverono Consalvo: come feceno, nel tempo medesimo, Aversa e Capua.
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