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      Ma intesa la vittoria de' suoi, deliberati di disprezzare la pace fatta, allungavano nondimeno il dichiarare all'arciduca la loro intenzione, perché quanto piú tempo ne stesse ambiguo il re di Francia tanto tardasse a fare nuove provisioni per soccorrere Gaeta e l'altre terre che gli restavano. Ma stretti finalmente dal genero, determinato di non partire altrimenti da Bles, vi mandorono nuovi imbasciadori; i quali, dopo avere trattato qualche giorno, manifestorono finalmente non essere la intenzione de' loro re di ratificare quella pace, la quale non era stata fatta in modo che fusse per loro né onorevole né sicura: anzi, venuti in controversia con l'arciduca, gli dicevano essersi i suoceri maravigliati assai che egli nelle condizioni della pace la volontà loro trapassata avesse; perché, benché per onore suo il mandato fusse stato libero e amplissimo, che egli si aveva a riferire alle istruzioni, che erano state limitate. Alle quali cose rispondeva Filippo non essere state manco libere le istruzioni che il mandato; anzi, avergli alla partita sua efficacemente detto, l'uno e l'altro de' suoceri, che desideravano e volevano la pace per mezzo suo, e avergli giurato, in sul libro dello evangelio e in su l'immagine di Cristo crocifisso, che osserverebbono tutto quello che da lui si conchiudesse; e nondimeno non avere voluto usare sí ampia e sí libera facoltà se non con partecipazione de' due uomini che seco mandati avevano. Proposeno gli oratori con le medesime arti nuove pratiche di concordia, mostrandosi inclinati a restituire il regno al re Federigo; ma conoscendosi essere cose non solo vane ma insidiose, perché tendevano ad alienare dal re di Francia l'animo di Filippo intento a conseguire quel reame per il figliuolo, il re proprio, in publica udienza, fece loro risposta, denegando volere prestare orecchi in modo alcuno a nuovi ragionamenti se prima non ratificavano la pace fatta e facevano segni che fussino dispiaciuti loro i disordini seguiti; aggiugnendo parergli cosa non solo maravigliosa ma detestanda e abominevole che quegli re, che tanto d'ave


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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