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      La quale disposizione era necessario che conservassino, con grandissima diligenza e infinite arti, coloro che nel governo erano di maggiore autorità; perché pure a' contadini, senza i quali non erano sufficienti a difendersi, pareva grave il perdere le sue ricolte: perciò attendevano a nutrirgli con varie speranze, e insieme quegli del popolo che vivevano piú delle arti della pace che della guerra; con lettere finte e con diverse invenzioni mostrando (e le cose vere alle false mescolando, e ciò che in Italia di nuovo succedeva a proposito loro interpretando) che ora questo ora quell'altro principe in aiuto loro si moverebbono. Né erano però in queste estremità senza qualche aiuto e soccorso da' genovesi e da' lucchesi antichi inimici del nome fiorentino, e similmente da Pandolfo Petrucci poco grato de' benefici ricevuti; ma, quello che importava piú, erano eziandio nutriti, con qualche aiuto occulto ma con molto maggiori speranze, dal Valentino. Il quale, avendo lungamente avuto desiderio di insignorirsi di quella città, offertagli da' pisani medesimi, ma astenutosene per non offendere l'animo del re di Francia, ora, preso ardire dalle avversità sue nel regno di Napoli, trattava, con consentimento paterno, con gli imbasciadori pisani, i quali per questo erano stati mandati a Roma, di accettarne il dominio, distendendo, oltre a questo, i pensieri suoi a occupare tutta Toscana. Della qual cosa benché i fiorentini e i sanesi avessino grandissima sospezione, nondimeno, essendo impedito il bene universale dagli interessi particolari, non si tirava innanzi l'unione proposta dal re di Francia tra i fiorentini, bolognesi e sanesi; perché i fiorentini ricusavano di farla senza la restituzione di Montepulciano, come da principio era stato trattato e promesso, e Pandolfo Petrucci, avendone l'animo alieno benché le parole sonassino in contrario, allegava che il restituirlo gli conciterebbe tanto odio del popolo sanese che e' sarebbe necessitato a partirsi di nuovo di quella città, e però essere piú beneficio comune differire qualche poco per farlo con migliore occasione che, per restituirlo di presente, facilitare al Valentino l'occupare Siena; e cosí non negando ma prolungando si ingegnava che i fiorentini accettassino la speranza per effetto: le quali scuse, rifiutate da essi, erano per opera di Francesco da Narni, fermatosi per comandamento del re in Siena, accettate e credute nella corte di Francia.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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