Ma mutata per la vittoria degli spagnuoli la condizione delle cose, il papa, vedendo il bisogno che il re aveva di lui, dimandava tutti gli stati suoi, offerendo quella ricompensa che fusse dichiarata dal re; il quale aveva, per la medesima cagione, indotto Giangiordano, benché malvolentieri, a consentirvi e a promettere di dargli, per sicurtà d'eseguire quel che il re dichiarasse, il figliuolo: perché la intenzione sua era non dare questi stati al pontefice se nel tempo medesimo non si congiugneva nella guerra napoletana apertamente con lui. Ma avendo recusato quegli di Pitigliano, dove il figliuolo era, di darlo a monsignore di Trans oratore del re, il quale era andato a Portercole per riceverlo, Giangiordano medesimo, che era ritornato, andò a Portercole a offerire all'oratore la propria persona; il quale accettatolo, impudentemente lo fece mettere in su una nave; benché, subito che 'l re n'ebbe notizia, comandò fusse liberato.
Lib.6, cap.3
Forze del re di Francia in Italia. Sospetti del re per la politica sempre ambigua del pontefice e del Valentino.
Acceleravano intanto le provisioni ordinate per usarle di qua e di là da' monti. Perché in Ghienna erano andati, per rompere la guerra verso Fonterabia, monsignore di Alibret e il marisciallo di Gies con quattrocento lancie e cinquemila fanti tra svizzeri e guasconi; e nella Linguadoca, per muovere la guerra nella contea di Rossiglione, il marisciallo Ruis brettone con ottocento lancie e ottomila fanti, parte svizzeri parte franzesi; e nel tempo medesimo si moveva l'armata per infestare la costa di Catalogna e del regno di Valenza.
| |
Giangiordano Pitigliano Trans Portercole Giangiordano Portercole Francia Italia Valentino Ghienna Fonterabia Alibret Gies Linguadoca Rossiglione Ruis Catalogna Valenza
|