E in Italia aveva espedito il re per capitano generale dell'esercito monsignore della Tramoglia, a cui allora per consentimento di tutti si dava il primo luogo, nell'armi, di tutto il reame di Francia; e aveva mandato il baglí di Digiuno a fare muovere ottomila svizzeri; e le genti d'arme e l'altre fanterie sollecitavano di camminare: non essendo però l'esercito tanto potente come da principio aveva disegnato, non perché fusse raffreddato l'ardore del re, né perché lo ritenesse o la impotenza o il desiderio di spendere meno, ma perché si conducesse nel regno di Napoli, come era giudicato molto utile, con maggiore celerità, e in parte perché Allegri, significandogli lo stato delle cose di là, aveva affermato essere piú gagliarde le reliquie dello esercito che in fatto non erano e piú ferme le terre e i baroni che ancora si tenevano a sua divozione, e perché aveva ricercato aiuto di gente da tutti quegli che in Italia gli aderivano; onde i fiorentini gli concederono il baglí d'Occan con le cinquanta lancie pagate da loro e cento cinquanta altri uomini d'arme, cento uomini d'arme per uno dettono il duca di Ferrara i bolognesi e il marchese di Mantova, il quale chiamato dal re v'andava in persona, e cento altri i sanesi. Le quali genti, aggiunte a ottocento lancie e cinquemila guasconi che conduceva in Italia la Tramoglia, e agli ottomila svizzeri che si aspettavano e a' soldati che erano in Gaeta, facevano il numero di mille ottocento lancie tra franzesi e italiane, e di piú di diciottomila fanti; oltre a' quali si era mossa l'armata marittima molto potente, sotto monsignore di.
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