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      Però fu introdotta un'altra pratica, per la quale il pontefice, proponendo di non volere dichiararsi per alcuna delle parti per conservarsi padre comune, consentiva dare allo esercito franzese passo per il dominio della Chiesa, e prometteva durante la guerra nel regno di Napoli non molestare né i fiorentini né i sanesi né i bolognesi; le quali condizioni sarebbeno state finalmente, perché l'esercito passasse senza maggiore indugio nel reame, accettate dal re, ancora che conoscesse non essere questo partito né con onore né con sicurtà sua e di quegli che da lui in Italia dependevano: perché certezza alcuna non aveva che, se a' suoi nel reame sinistro alcuno sopravenisse, che il pontefice e il Valentino non se gli scoprissino contro; ed era oltre a questo mal sicuro che, uscite che fussino le genti sue di terra di Roma, essi, tenuto poco conto della fede, non assaltassino la Toscana, la quale per la sua disunione e per gli aiuti dati al re restava debole e quasi disarmata. E che avessino a tentare o questa o altra impresa era verisimile, poiché d'avere a conseguire di tanta occasione guadagni immoderati presupposto s'aveano.
     
      Lib.6, cap.4
     
      Morte del pontefice; malattia del Valentino; giubilo di Roma per la morte del pontefice. Il Valentino si riconcilia con i Colonnesi. Torbidi in Roma. Ritorno di signori spodestati in terre dello stato pontificio e del Valentino. Accordi del Valentino col re di Francia. Il conclave e l'elezione di Pio III.
     
      Ma ecco che nel colmo piú alto delle maggiori speranze (come sono vani e fallaci i pensieri degli uomini) il pontefice, da una vigna appresso a Vaticano, dove era andato a cenare per ricrearsi da' caldi, è repentinamente portato per morto nel palazzo pontificale e incontinente dietro è portato per morto il figliuolo: e il dí seguente, che fu il decimo ottavo dí d'agosto, è portato morto secondo l'uso de' pontefici nella chiesa di San Piero, nero enfiato e bruttissimo, segni manifestissimi di veleno; ma il Valentino, col vigore dell'età e per avere usato subito medicine potenti e appropriate al veleno, salvò la vita, rimanendo oppresso da lunga e grave infermità. Credettesi costantemente che questo accidente fusse proceduto da veleno; e si racconta, secondo la fama piú comune, l'ordine della cosa in questo modo: che avendo il Valentino, destinato alla medesima cena, deliberato di avvelenare Adriano cardinale di Corneto, nella vigna del quale doveano cenare (perché è cosa manifesta essere stata consuetudine frequente del padre e sua non solo di usare il veleno per vendicarsi contro agl'inimici o per assicurarsi de' sospetti ma eziandio per scelerata cupidità di spogliare delle proprie facoltà le persone ricche, in cardinali e altri cortigiani, non avendo rispetto che da essi non avessino mai ricevuta offesa alcuna, come fu il cardinale molto ricco di Santo Angelo, ma né anche che gli fussino amicissimi e congiuntissimi, e alcuni di loro, come furono i cardinali di Capua e di Modona, stati utilissimi e fidatissimi ministri), narrasi adunque che avendo il Valentino mandati innanzi certi fiaschi di vino infetti di veleno, e avendogli fatti consegnare a un ministro non consapevole della cosa, con commissione che non gli desse ad alcuno, sopravenne per sorte il pontefice innanzi a l'ora della cena, e, vinto dalla sete e da' caldi smisurati ch'erano, dimandò gli fusse dato da bere, ma perché non erano arrivate ancora di palazzo le provisioni per la cena, gli fu da quel ministro, che credeva riservarsi come vino piú prezioso, dato da bere del vino che aveva mandato innanzi Valentino; il quale, sopragiugnendo mentre il padre beeva, si messe similmente a bere del medesimo vino.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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