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      Concorse al corpo morto d'Alessandro in San Piero con incredibile allegrezza tutta Roma, non potendo saziarsi gli occhi d'alcuno di vedere spento un serpente che con la sua immoderata ambizione e pestifera perfidia, e con tutti gli esempli di orribile crudeltà di mostruosa libidine e di inaudita avarizia, vendendo senza distinzione le cose sacre e le profane, aveva attossicato tutto il mondo; e nondimeno era stato esaltato, con rarissima e quasi perpetua prosperità, dalla prima gioventú insino all'ultimo dí della vita sua, desiderando sempre cose grandissime e ottenendo piú di quello desiderava. Esempio potente a confondere l'arroganza di coloro i quali, presumendosi di scorgere con la debolezza degli occhi umani la profondità de' giudíci divini, affermano ciò che di prospero o di avverso avviene agli uomini procedere o da' meriti o da' demeriti loro: come se tutto dí non apparisse molti buoni essere vessati ingiustamente e molti di pravo animo essere esaltati indebitamente; o come se, altrimenti interpretando, si derogasse alla giustizia e alla potenza di Dio; la amplitudine della quale, non ristretta a' termini brevi e presenti, in altro tempo e in altro luogo, con larga mano, con premi e con supplíci sempiterni, riconosce i giusti dagli ingiusti.
      Ma Valentino, ammalato gravemente in palazzo, ridusse intorno a sé tutte le sue genti; e avendo prima sempre pensato di fare, alla morte del padre, parte col terrore delle sue armi parte col favore de' cardinali spagnuoli, che erano undici, eleggere uno pontefice ad arbitrio suo, aveva al presente molto maggiore difficoltà che prima non s'era immaginato a questo e a tutti gli altri disegni, per la sua pericolosissima infermità: per il che si querelava con grandissima indegnazione che, avendo pensato molte volte in altri tempi a tutti gli accidenti che nella morte del padre potessino sopravenire, e a tutti pensato i rimedi, non gli era mai caduto nella mente potere accadere che nel tempo medesimo avesse egli a essere impedito da sí pericolosa infermità. Però, bisognandogli accomodare i consigli suoi non a disegni fatti prima ma alla necessità sopravenuta, parendogli non potere sostenere in un tempo medesimo l'inimicizia de' Colonnesi e degli Orsini e temendo non si unissino insieme contro a lui, si risolvé a fidarsi piú presto di quegli i quali aveva offesi solamente nello stato che di quegli i quali aveva offesi nello stato e nel sangue; e per questo, riconciliatosi prestamente co' Colonnesi e colla famiglia della Valle seguace della medesima fazione, e invitandogli a tornare negli stati propri, restituí loro le fortezze, le quali con spesa grande erano state fortificate e ampliate da Alessandro.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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