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      Il medesimo facevano negli stati loro il duca d'Urbino, i signori di Pesero, di Camerino e di Sinigaglia. Solamente la Romagna, benché non stesse senza sospetto de' viniziani, i quali a Ravenna molta gente riducevano, stava quieta, e inclinata alla divozione del Valentino; avendo per esperienza conosciuto quanto fusse piú stato tollerabile a quella regione il servire tutta insieme sotto un principe solo e potente che quando ciascuna di quelle città stava sotto un signore particolare, il quale né per la sua debolezza gli potesse difendere né per la povertà beneficare, piú tosto, non gli bastando le sue piccole entrate a sostentarsi, fusse costretto a opprimergli. Ricordavansi ancora gli uomini che, per l'autorità e grandezza sua e per l'amministrazione sincera della giustizia, era stato tranquillo quel paese da' tumulti delle parti, da' quali prima soleva essere vessato continuamente con spesse uccisioni d'uomini. Con le quali opere s'avea fatti benevoli gli animi de' popoli; e similmente co' benefici fatti a molti di loro, distribuendo soldi nelle persone armigere, uffici, per le terre sue e della Chiesa, nelle togate, e aiutando le ecclesiastiche nelle cose beneficiali appresso al padre: onde né l'esempio degli altri, che tutti si ribellavano, né la memoria degli antichi signori gli alienava dal Valentino. Il quale benché fusse oppressato da tante difficoltà, pure e gli spagnuoli e i franzesi facevano instanza grande, con molte promesse e offerte, di congiugnerselo: perché oltre al valersi delle sue genti speravano di guadagnare i voti de' cardinali spagnuoli per la futura elezione.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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