Creato il pontefice, l'esercito franzese, non avendo piú causa di soprastare, indirizzandosi al cammino prima destinato, passò subito il fiume del Tevere; e nondimeno, né per la creazione del pontefice né per la partita dell'esercito, si quietavano i movimenti di Roma. Perché aspettandovisi l'Alviano e Giampaolo Baglione, che congiunti nel perugino facevano genti, il Valentino, oppresso ancora da grave infermità, temendo della venuta loro, era con centocinquanta uomini d'arme altrettanti cavalli leggieri e ottocento fanti ritornato in Roma, avendogli conceduto il salvocondotto il pontefice, il quale sperò potere piú facilmente fermare le cose con qualche composizione; ma essendo tra le medesime mura il Valentino e gli Orsini accesi da sete giustissima del suo sangue, e accumulando continuamente nuove genti, perché, se bene avevano dimandato contro a lui espedita giustizia al pontefice e al collegio de' cardinali, facevano il fondamento principale di vendicarsi in sull'armi, almeno come prima fussino giunti Giampagolo Baglione e l'Alviano, Roma e il Borgo, dove alloggiava il Valentino, quasi continuamente tumultuavano.
La quale contenzione non solamente turbava il popolo romano e la corte ma nocé, come si crede, molto alle cose franzesi. Perché preparandosi gli Orsini per andare, espediti che fussino delle cose del Valentino, agli stipendi o del re di Francia o de' re di Spagna, e giudicandosi dovere essere di non piccolo momento alla vittoria della guerra l'armi loro, erano invitati con ampie condizioni da ciascuna delle parti; ma essendo naturalmente piú studiosi del nome franzese, il cardinale di Roano condusse, in nome del suo re, Giulio Orsino, il quale contrasse seco in nome di tutta la casa, eccettuato l'Alviano a cui fu riserbato luogo con onorate condizioni.
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