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      Per l'unione de' quali il Valentino impaurito, avendo deliberato di partirsi di Roma e già movendosi per andare a Bracciano, perché Giangiordano Orsino aveva data la fede al cardinale di Roano di condurvelo sicuro, Giampaolo e gli Orsini, disposti di assaltarlo, non avendo potuto per il ponte di Castel Sant'Angelo entrare nel Borgo, usciti di Roma e condotti con lungo circuito alla porta del Torrone, la quale era chiusa, l'abbruciorono, ed entrati dentro cominciorono a combattere con alcuni cavalli del Valentino; e benché in aiuto suo concorressino molti soldati franzesi i quali non erano partiti ancora di Roma, nondimeno essendo maggiori le forze e grande l'impeto degli inimici, e facendo le genti sue, il numero delle quali era prima molto diminuito, segno di abbandonarlo, fu costretto insieme col principe di Squillaci e alcuni de' cardinali spagnuoli rifuggirsi nel palagio di Vaticano; donde si ritirò subito in Castel Sant'Angelo, ricevuta con consenso del pontefice la fede dal castellano, il quale era quel medesimo che a tempo del pontefice passato, di lasciarnelo, ogni volta volesse, partire salvo: e le sue genti tutte si dispersono. Fu ferito in questo tumulto, benché leggiermente, il baglí di Occan, e il cardinale di Roano ebbe quello giorno molto timore di se medesimo.
      Rimossa per questo accidente la materia degli scandoli si rimossono medesimamente di Roma i tumulti, di maniera che quietamente si cominciò a dare opera alla elezione del nuovo pontefice: perché Pio, non ingannando la speranza conceputa nella sua creazione da' cardinali, era, ventisei dí dopo l'elezione, passato a vita migliore.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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