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      Perché, per essere stato lungamente cardinale molto potente, e per la magnificenza con la quale aveva sempre trapassato tutti gli altri e per la grandezza rarissima del suo animo, non solo aveva amici assai ma autorità molto inveterata nella corte, e otteneva nome di essere precipuo difensore della degnità e libertà ecclesiastica. Ma molto piú ve lo promossono le promissioni immoderate e infinite fatte da lui a cardinali a príncipi a baroni e a ciascuno che gli potesse essere utile a questo negozio, di quanto seppono dimandare. Ed ebbe oltre a ciò facoltà di distribuire danari e molti benefici e degnità ecclesiastiche, cosí delle sue proprie come di quelle di altri, perché alla fama della sua liberalità molti concorrevano spontaneamente a offerirgli che usasse a proposito suo i danari il nome gli uffici e i benefici loro; né fu considerato per alcuno essere molto maggiori le sue promesse di quello che poi, pontefice, potesse o dovesse osservare, perché aveva lungamente avuto nome tale d'uomo libero e veridico che Alessandro sesto, inimico suo tanto acerbo, mordendolo nell'altre cose, confessava lui essere uomo verace: la quale laude egli, sapendo che niuno piú facilmente inganna gli altri che chi è solito e ha fama di mai non gli ingannare, non tenne conto, per conseguire il pontificato, di maculare. Assentí a questa elezione il cardinale di Roano, perché, disperando di potere ottenere il pontificato per sé, sperò che, per le dependenze passate, avesse a essere amico del suo re come insino allora era stato riputato.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





Alessandro Roano