Cosí la potenza del duca Valentino, cresciuta quasi subitamente non manco con la crudeltà e con le fraudi che con l'armie con la potenza della Chiesa, terminò con piú subita ruina; esperimentando in se medesimo di quegli inganni co' quali il padre ed egli avevano tormentati tanti altri. Né ebbono migliore fortuna le sue genti, che condotte in quel di Perugia, con speranza che da' fiorentini e altri fusse fatto loro salvocondotto, scoprendosi alle spalle le genti de' Baglioni de' Vitelli e de' sanesi, si ridusseno, per salvarsi, in sul paese de' fiorentini; dove essendosi distese tra Castiglione e Cortona, e ridotte al numero di quattrocento cavalli e pochi fanti, furono per ordine de' fiorentini svaligiate, e fatto prigione don Michele che le guidava. Il quale fu poi da loro conceduto al pontefice, che lo dimandò con somma instanza, avendo in odio tutti i ministri di quel pontificato, per essere egli stato fidatissimo ministro ed esecutore di tutte le sceleratezze del Valentino; benché (come per natura si mitigava facilmente verso coloro contro a' quali era in potestà sua lo incrudelire) non molto dipoi lo liberasse.
Partissi in questo tempo da Roma il cardinale di Roano per ritornarsene in Francia, ottenuta da Giulio, piú per non avere avuto ardire di dinegarla che per libera volontà, la confermazione della legazione di quel reame; ma non lo seguitò già il cardinale Ascanio, con tutto che quando partí di Francia avesse promesso al re con giuramento di ritornarvi: dal quale giuramento si era prima fatto occultamente assolvere dal pontefice.
| |
Valentino Chiesa Perugia Baglioni Vitelli Castiglione Cortona Michele Valentino Roma Roano Francia Giulio Ascanio Francia
|