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      Ma avendo il dí seguente cominciato a passare si opposeno loro gli spagnuoli, e assaltando quegli che già erano passati, con grande animosità, gli rimessono sino a mezzo il ponte; e arebbeno seguitatigli piú oltre se dal furore delle artiglierie non fussino stati costretti a ritirarsi. Morí in questo assalto dalla parte de' franzesi il luogotenente del baglí di Digiuno, e dell'esercito spagnuolo Fabio figliuolo di Pagolo Orsino, giovane tra i soldati italiani di non piccola espettazione. Fu fama che se i franzesi, quando cominciorono a passare, fussino proceduti innanzi virilmente, che sarebbono rimasti quel dí superiori; ma mentre che procedono lentamente e con dimostrazione di timidità non solo perderono l'occasione della vittoria di quel giorno ma si debilitorono in gran parte la speranza del futuro, perché dopo quel dí le cose andorono sempre per loro poco felicemente; e già tra' capitani era piú presto confusione che concordia e, secondo il costume de' soldati franzesi verso i capitani italiani, poca obedienza al marchese diMantova luogotenente regio: in modo che egli, o per questa cagione o perché veramente fusse, come allegava, ammalato, o perché dalla esperienza fatta prima a Roccasecca e poi il dí che si tentò di passare il ponte avesse perduto la speranza della vittoria, si partí dello esercito; lasciato di sé nel re di Francia concetto maggiore di fede che di animo o di governo nell'esercizio militare. Dopo la partita del quale, i capitani franzesi, che erano i principali il marchese di Saluzzo il baglí di Occan e Sandricort, fatto prima alla testa del ponte di là dal fiume uno riparo con le carrette, vi fabricorno uno bastione capace di molti uomini, per il quale non potevano gli inimici assaltargli quando passavano il ponte.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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