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      I quali, benché avessino fatto il bastione, non tentavano di muoversi perché, essendo il paese tutto inondato per le pioggie e per l'acque del fiume (è questo luogo chiamato da Tito Livio, per la vicinità di Sessa, l'acque sinuessane, e forse sono le paludi di Minturne nelle quali C. Mario fuggendo Silla si occultò), non potevano procedere innanzi se non per via stretta, piena di fango altissimo e dove era sfondato tutto il terreno, né senza pericolo di essere assaltati per fianco dalla fanteria spedita degli spagnuoli che alloggiava molto vicina. Ed erano per sorte quella vernata i tempi freddissimi e asprissimi e con nevi e pioggie quasi continue, molto piú che non era il solito di quello paese e di quella stagione, onde pareva che la fortuna e il cielo fussino congiurati contro a' franzesi: i quali, soprasedendo, non solo consumavano il tempo inutilmente ma ricevevano dalla dilazione, per la natura loro, quasi quel medesimo nocumento che dal veleno che opera lentamente ricevono i corpi umani. Perché se bene alloggiavano con minore incomodità che non alloggiavano gli spagnuoli, perché le reliquie di uno teatro antico, alle quali avevano congiunti molti coperti di legname, e le case e l'osterie vicine ne coprivano una parte, e il luogo intorno alla torre essendo alquanto piú alto che il piano di Sessa era manco offeso dalle acque, e si era anche la maggiore parte della cavalleria ridotta in Traietto e nelle terre circostanti, nondimeno, non resistendo per natura i corpi de' franzesi e de' svizzeri alle fatiche lunghe e alle incomodità come resistono i corpi degli spagnuoli, raffreddava continuamente l'impeto e la caldezza degli animi loro.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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