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      Alloggiò la notte seguente Consalvo con l'esercito a Castellone e a Mola; e accostatosi il dí seguente a Gaeta, ove oltre a' capitani franzesi erano rifuggiti i príncipi di Salerno e di Bisignano, occupò subito il borgo e il monte che era stato abbandonato da' franzesi. I quali, benché in Gaeta fusse gente bastante a difenderla e a sufficienza vettovaglie, e il luogo opportuno a essere con l'armate di mare soccorso, nondimeno inviliti, né disposti a tollerare il tedio dello aspettare gli aiuti incerti, voltorono subito l'animo ad accordarsi; e perciò, essendo di consentimento degli altri andati a trattare con Consalvo il baglí di Digiuno, Santa Colomba e Teodoro da Triulzi, convennono, il primo dí dell'anno mille cinquecento quattro, di consegnare Gaeta e la fortezza a Consalvo, avendo facoltà d'uscire con le robe loro salvi, per terra e per mare, fuora del reame di Napoli, e che Obigní e gli altri prigioni fussino da ogni parte liberati; ma questo non fu sí chiaramente capitolato che non avesse Consalvo occasione di disputare che, per virtú di tale convenzione, non si intendevano liberati i baroni del regno napoletano.
      Questa è la rotta che ebbe l'esercito del re di Francia appresso al fiume del Garigliano, in sulla ripa del quale era stato fermo circa cinquanta dí; causata non meno da' disordini propri che dalla virtú degli inimici; e rotta molto memorabile, perché ne seguitò la perdita totale di sí nobile e potente reame e la stabilità dello imperio degli spagnuoli; e piú memorabile ancora, perché essendovi entrati i franzesi molto superiori di forze agli inimici, e abbondantissimi di tutte le provisioni terrestri e marittime che sono necessarie alla guerra, furono debellati con tanta facilità, e senza sangue e pericolo alcuno de' vincitori; e perché, con tutto che pochi ne morissino per il ferro degli inimici, fu per vari accidenti piccolissimo il numero di quegli che si salvorno di tanto esercito.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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