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      Ma i portogallesi, condottisi per mare da Lisbona, città regia di Portogallo, in quelle parti remote, e fatto amicizia nel seno persico co’ re di Caligut e di altre terre vicine, e dipoi di mano in mano penetrati ne' luoghi piú intimi e edificate in progresso di tempo fortezze ne' luoghi opportuni, e con alcune città del paese confederatisi altre fattesi con l'armi suddite, hanno trasferito in sé quel commercio di comperare le spezierie che prima solevano avere i mercatanti di Alessandria; e conducendole per mare in Portogallo le mandano poi, eziandio per mare, in quegli luoghi medesimi ne' quali le mandavano prima i viniziani. Navigazione certamente maravigliosa e di spazio di miglia [sedicimila], per mari al tutto incogniti, sotto altre stelle sotto altri cieli; con altri instrumenti, perché passata la linea equinoziale non hanno piú per guida la tramontana, e rimangono privati dell'uso della calamita; né potendo per tanto cammino toccare se non a terre non conosciute, diverse di lingua di religione e di costumi, e del tutto barbare e inimicissime de' forestieri: e nondimeno, non ostante tante difficoltà, s'hanno fatta in progresso di tempo questa navigazione tanto familiare che, ove prima consumavano a condurvisi [dieci] mesi di tempo, la finiscono oggi comunemente, con pericoli molto minori, in [sei] mesi.
      Ma piú maravigliosa ancora è stata la navigazione degli spagnuoli, cominciata l'anno mille quattrocento novanta..., per invenzione di Cristoforo Colombo genovese. Il quale, avendo molte volte navigato per il mare Oceano, e congetturando per l'osservazione di certi venti quel che poi veramente gli succedette, impetrati dai re di Spagna certi legni e navigando verso l'occidente, scoperse, in capo di [trentatré] dí, nell'ultime estremità del nostro emisperio, alcune isole, delle quali prima niuna notizia s'aveva; felici per il sito del cielo per la fertilità della terra e perché, da certe popolazioni fierissime infuora che si cibano de' corpi umani, quasi tutti gli abitatori, semplicissimi di costumi e contenti di quel che produce la benignità della natura, non sono tormentati né da avarizia né da ambizione; ma infelicissime perché, non avendo gli uomini né certa religione né notizia di lettere, non perizia di artifici non armi non arte di guerra non scienza non esperienza alcuna delle cose, sono, quasi non altrimenti che animali mansueti, facilissima preda di chiunque gli assalta.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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