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      La quale nel tempo medesimo si molestava per terra: perché l'esercito fiorentino presa che ebbe Librafatta, distribuitosi in campagna in piú parti di quello contado, si ingegnava di proibire la coltivazione delle terre per l'anno futuro, e di impedire che per la via di Lucca e del mare non vi entrassino vettovaglie; e dando alla fine della state il guasto a' migli e altre biade simili, delle quali quel paese produce copiosamente. Né stracchi i fiorentini da tante spese, né giudicando impossibile cosa alcuna che desse loro speranza di pervenire al fine desiderato, si ingegnorono con nuovo modo di offendere i pisani, tentando di fare passare il fiume d'Arno, che corre per Pisa dalla torre della Fagiana vicina a Pisa a [cinque] miglia, per alveo nuovo, nello stagno che è tra Pisa e Livorno: onde si toglieva la facoltà di condurre cosa alcuna dal mare per il fiume d'Arno a Pisa; né avendo l'acque, che piovevano per il paese circostante, esito, per la bassezza sua, di condursi alla marina, rimaneva quella città quasi come in mezzo di una palude; né per la difficoltà di passare Arno arebbeno per l'avvenire potuto correre i pisani per le colline, interrompendo il commercio da Livorno a Firenze; e acciò che quella parte di Pisa per la quale entrava e usciva il fiume non rimanesse aperta agli insulti degli inimici sarebbeno stati i pisani necessitati a fortificarla. Ma questa opera, cominciata con grandissima speranza e seguitata con spesa molto maggiore, riuscí vana: perché, come il piú delle volte accade che simili cose, benché con le misure abbino la dimostrazione quasi palpabile, si ripruovano con l'esperienza (paragone certissimo quanto sia distante il mettere in disegno dal mettere in atto), oltre a molte difficoltà non prima considerate, causate dal corso del fiume, e perché avendo voluto ristrignerlo abbassava da se medesimo rodendo l'alveo suo, apparí il letto dello stagno nel quale aveva a entrare, contro a quello che aveano promesso molti ingegnieri e periti di acque, essere piú alto che il letto di Arno.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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