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      Queste cose si contennono nelle scritture stipulate solennemente; oltre alle quali si trattò che Cesare e il re convenissino insieme in quel luogo che altre volte si determinasse, promettendo il re che allora libererebbe di carcere Lodovico Sforza, dandogli onesto modo di vivere nel regno di Francia; la salute del quale si vergognava pure Cesare di non procurare, ricordandosi quanto per le promesse fattegli e per la speranza avuta vanamente in lui si fusse accelerata la sua rovina. Però, e quando il cardinale di Roano andò a trovarlo a Trento aveva operato che gli fusse rimesso molto della strettezza con la quale prima era tenuto, e ora faceva instanza che liberamente potesse stare nella corte del re o in quella parte di Francia che al re piú sodisfacesse. Promesse ancora il re, a instanza sua, la restituzione de' fuorusciti del ducato di Milano, sopra la quale erano state nella pratica di Trento molte difficoltà. La quale capitolazione, essendo tanto utile per lo arciduca e per Massimiliano, si credeva che, non ostante le spesse sue mutazioni, avesse a andare innanzi; essendovi compreso il pontefice, ed essendo grata al re di Francia, non tanto per cupidità che avesse allora di nuove imprese quanto per desiderio di ottenere la investitura di Milano, e di assicurarsi di non essere molestato da Cesare e dal figliuolo.
      Morí quasi ne' dí medesimi il re Federigo a Tors, privato al tutto di speranza d'avere piú per accordo a recuperare il regno di Napoli: benché prima ingannato, come è cosa naturale degli uomini, dal desiderio si fusse persuaso essere piú inclinato a questo il re di Spagna che il re di Francia, non considerando essere vano sperare nel secolo nostro sí magnanima restituzione di uno tanto regno, essendone stati esempli sí rari eziandio ne' tempi antichi disposti molto piú che i tempi presenti agli atti virtuosi e generosi, né pensando essere alieno da ogni verisimile che chi aveva usato tante insidie per occuparne la metà volesse, ora che l'aveva conseguito tutto, privarsene: ma nel maneggio delle cose si era accorto non essere minore difficoltà nell'uno che nell'altro, anzi doversi piú disperare che chi possedeva restituisse che chi non possedeva consentisse.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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