Rimanevano accesi solamente in Italia i travagli quasi perpetui tra i fiorentini e i pisani. Tra' quali, procedendosi con guerra lunga né a impresa alcuna determinata ma secondo l'occasioni che ora all'una ora all'altra parte si dimostravano, accadde che uscí di Cascina, nella qual terra i fiorentini facevano la sedia della guerra, Luca Savello e alcun'altri condottieri e conestabili de' fiorentini, con quattrocento cavalli e con molti fanti, per condurre vettovaglie a Librafatta e per andare a predare certe bestie de' pisani che erano di là dal fiume del Serchio in sul lucchese; non tanto per la cupidità della preda quanto per desiderio di tirare i pisani a combattere, confidandosi, per essere piú forti di loro in campagna, di rompergli: e avendo messe le vettovaglie in Librafatta e fatta la preda disegnata, ritornavano indietro lentamente per la medesima via, per dare tempo a' pisani di venire ad assaltargli. Uscí, ricevuto avviso della preda fatta, subito di Pisa Tarlatino capitano della guerra ma, per la prestezza del muoversi, con non piú che con quindici uomini d'arme quaranta cavalli leggieri e sessanta fanti, dato ordine che gli altri lo seguitassino; e avendo notizia che alcuni de' cavalli de' fiorentini erano corsi insino a San Iacopo appresso a Pisa andò verso loro: i quali si ritirorono per unirsi con l'altre genti le quali si erano fermate al ponte a Cappellese in sul fiume dell'Osole, vicino a Pisa a [tre] miglia, aspettando quivi le bestie predate e i muli co' quali aveano condotta la vettovaglia, che venivano dietro; ed essendo tutti di là dal ponte, il quale i primi fanti aveano occupato e muniti gli argini e i fossi.
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