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      Le quali preparazioni cominciando a venire a luce, temevano i fiorentini della volontà del gran capitano, essendo certi che la condotta dell'Alviano col re di Spagna continuava insino al novembre prossimo, e perché non si credeva che senza suo consentimento Pandolfo Petrucci tentasse cose nuove; il quale, non avendo mai voluto pagare i danari promessi al re di Francia e circonvenutolo spesso con varie arti, totalmente dal re di Spagna dependeva. E accrebbe il sospetto de' fiorentini, che temendo il signore di Piombino, il quale era sotto la protezione del re di Spagna, di non essere assaltato da' genovesi, Consalvo, per sicurtà sua avea mandato a Piombino, sotto Nugno del Campo, mille fanti spagnuoli, e nel canale tre navi due galee e alcuni altri legni; le quali forze condotte in luogo tanto vicino a' fiorentini davano loro causa di temere che non si unissino con l'Alviano, come esso affermava essergli stato promesso. Ma la verità era che, avendo il re di Spagna dopo la tregua fatta col re di Francia, per diminuire le spese, commesso, insieme con la limitazione delle condotte degli altri, che la ricondotta dell'Alviano si riducesse a cento lancie, egli sdegnato non solo negava di ricondursi ma affermava essere libero dalla condotta prima, perché non gli erano pagati gli stipendi corsi e perché il gran capitano avea ricusato di osservargli la promessa fatta di concedergli, dopo la vittoria di Napoli, dumila fanti per usargli contro a' fiorentini in favore de' Medici. Ed era naturalmente il cervello dell'Alviano cupido di cose nuove e impaziente della quiete.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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