Ricercorono i fiorentini, per difendersi da questo assalto, il re di Francia, obligato per i capitoli della protezione a difendergli con quattrocento lancie, che ne mandasse dugento in aiuto loro; il quale, mosso piú dalla cupidità de' danari che da' prieghi o dalla compassione degli antichi collegati, rispose non volere dare loro soccorso alcuno se prima non gli numeravano trentamila ducati dovutigli per l'obligo della protezione; e benché i fiorentini, allegando essere aggravati da infinite spese necessarie alla loro difesa, lo supplicassino di alcuna dilazione, perseverò ostinatamente nella medesima sentenza: di maniera che piú giovò alla salute loro chi era sospetto e ingiuriato che chi era confidente e beneficato. Conciossiaché 'l gran capitano, desideroso che non si turbasse la quiete d'Italia, o per non interrompere le pratiche della pace cominciate di nuovo tra i due re o perché già, per l'occasione della morte della reina e i semi della discordia futura tra il suocero e il genero, avesse qualche pensiero d'appropriarsi il reame di Napoli, non solo faceva ogni diligenza per indurre l'Alviano alla ricondotta (il quale, per comandamento avuto dal papa che o licenziasse le genti o uscisse del territorio della Chiesa, era venuto a Pitigliano) ma gli aveva, come a feudatario e come a soldato del suo re, comandato che non procedesse piú innanzi, sotto pena di privazione degli stati che aveva nel reame, d'entrata di settemila ducati; e a' pisani, ricevuti non molto prima da lui secretamente nella protezione del suo re, e al signore di Piombino aveva significato che non lo ricevessino; e offerto a' fiorentini essere contento che usassino per la difesa loro i fanti suoi che erano in Piombino, i quali voleva che stessino sotto l'ubbidienza di Marcantonio Colonna loro condottiere.
| |
Francia Italia Napoli Alviano Chiesa Pitigliano Piombino Piombino Marcantonio Colonna
|