Ove fatta relazione che la piú parte degli inimici era già passata la Torre, Ercole, camminando lentamente, si condusse appunto alla coda loro nella rovina di San Vincenzio, dove avevano fatto testa gli uomini d'arme e i fanti loro, e come fu in sul piano del passo, investitigli quivi per fianco valorosamente con la metà dello esercito, poiché ebbe combattuto per buono spazio, gli piegò: nel quale primo assalto fu in modo rotta la fanteria loro e spinta insino al mare che mai piú rifece testa. Ma la cavalleria che si era ritirata una arcata, passato il fosso di San Vincenzio verso Bibbona, rifatta testa e ristrettasi, assaltò con grande impeto le genti de' fiorentini e le ributtò ferocemente insino al fosso: però Ercole tirò innanzi il resto delle genti, e ridotto quivi da ogni banda tutto il nervo dello esercito si combatté per grande spazio ferocemente, non inclinando ancora la vittoria a parte alcuna; sforzandosi l'Alviano, che facendo officio non manco di soldato che di capitano aveva avuto con uno stocco due ferite nella faccia, di spuntare da quel passo gl'inimici, il che succedendogli sarebbe restato vincitore. Ma Ercole, che piú dí innanzi aveva affermato che se la battaglia si conduceva in quel luogo otterrebbe con industria e senza pericolo la vittoria, fece piantare in su la ripa del fosso della Torre sei falconetti che conduceva seco; co' quali avendo cominciato a battere gli inimici, e vedendo che per l'impeto delle artiglierie cominciavano già ad aprirsi e disordinarsi, intento a questa occasione in su la quale s'aveva sempre promessa la vittoria, gli investí con grande impeto da piú parti con tutte le forze dello esercito, cioè co' cavalli leggieri per la via della marina, con le genti d'arme per la strada maestra e con la fanteria dal lato di sopra per il bosco; col quale impeto senza alcuna difficoltà gli ruppe e messe in fuga, salvandosi l'Alviano, non senza fatica con pochissimi cavalli corridori, co' quali fuggí a Monteritondo in quel di Siena: il resto della sua gente, da San Vincenzio insino in sul fiume della Cecina, quasi tutta fu presa e svaligiata; perdute tutte le bandiere e salvatisi pochissimi cavalli.
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