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      Fondò, innanzi partisse di quella città, la prima pietra della fortezza che per ordine suo, con infelici auspici, vi si faceva appresso alla porta di Galera che va a Ferrara, in quello luogo medesimo ove altra volta co' medesimi auspici era stata edificata da Filippo Maria Visconte duca di Milano: e avendo per lo sdegno nuovo col re di Francia mitigato alquanto lo sdegno antico contro a' viniziani, non volendo incomodarsi dal cammino diritto, passò per la città di Faenza. E sopravenivano a ogn'ora nuove altercazioni tra il re di Francia e lui: perché aveva instato che i Bentivogli fussino cacciati dello stato di Milano, con tutto che di consentimento suo fusse stata concessa loro la facoltà di abitarvi; né aveva voluto restituire al protonotario, figliuolo di Giovanni, la possessione delle chiese sue, promessagli con la medesima concordia e consentimento. Tanto spesso poteva in lui piú la contenzione dell'animo che la ragione! La quale disposizione non con arte o diligenza alcuna tentava di mitigare il re di Francia; ma sdegnato di tanta variazione e insospettito che, come era la verità, non desse occultamente animo al popolo di Genova, non si asteneva da minacciarlo palesemente, tassando con parole ingiuriose la sua ignobilità: perché non era dubbio il pontefice essere nato vilissimamente e nutrito per molti anni in umilissimo stato. Anzi,
      confermato tanto piú nella prima sentenza delle cose di Genova, preparava con somma diligenza l'esercito per andarvi personalmente, avendo, per l'esperienza delle cose accadute nel regno di Napoli, imparato che differenza fusse ad amministrare le guerre per se proprio a commetterle a' capitani.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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