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      E nel tempo medesimo cominciorno a battere con l'artiglierie il Castelletto e la chiesa di San Francesco contigua a quello.
      Ma era già passato il re in Italia, e l'esercito si andava continuamente raccogliendo per assaltare Genova senza indugio. E nondimeno i genovesi, abbandonati di ogni sussidio, perché il re cattolico benché desideroso della conservazione loro non voleva separarsi dal re di Francia, anzi l'aveva accomodato di quattro galee sottili, né il pontefice ardiva dimostrare con altro che con occulti conforti e speranze l'animo suo, avendo solo trecento fanti forestieri, non capitani esperti di guerra, carestia di munizione, persistevano nella ostinazione; confidandosi d'avere, per la strettezza de' passi e difficoltà e asprezza del paese, facilmente a proibire che gli inimici non si accostassino a Genova: per la quale vana speranza disprezzavano i conforti di molti, e specialmente del cardinale dal Finale; il quale seguitando il re gli confortava, con spessi messi e lettere, a rimettersi nella volontà sua, dando loro speranza di conseguire facilmente venia e tollerabili condizioni. Ma camminando già l'esercito per la via del Borgo de' Fornari e di Serravalle, cominciorono ad apparire vani i disegni de' genovesi, non discorsi né misurati dagli uomini periti della guerra ma co' clamori e con la iattanza vana della vile e imperita moltitudine. Però, non corrispondendo gli animi degli uomini nel pericolo presente a quello che temerariamente, quando il timore era lontano, si erano promessi, seicento fanti de' loro che erano a guardia de' primi passi, accostandosi i franzesi, vilmente si fuggirono; onde perduto l'animo tutti gli altri che erano alla guardia de' passi si ritirorono in Genova, lasciandogli liberi a franzesi: l'esercito de' quali, avendo già passato senza ostacolo alcuno il giogo de' monti, era sceso nella valle di Pozevera appresso a Genova miglia sette, con grandissima ammirazione de' genovesi, che contro a quello che si erano scioccamente persuasi ardisse di alloggiare in quella valle circondata da monti asprissimi, e in mezzo di tutto il paese inimico.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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