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      Commosse, secondo che si disse, questo aspetto non mediocremente l'animo del re; il quale, ancora che avesse deliberato di privare i genovesi di ogni amministrazione e autorità, e appropriare al fisco quelle entrate che sotto nome di San Giorgio appartengono a' privati e, spogliatigli d'ogni immagine di libertà, ridurgli a quella subiezione nella quale sono le terre dello stato di Milano, nondimeno, pochi dí poi, considerando che con questo modo non solo si punivano molti innocenti ma si alienavano eziandio gli animi di tutta la nobiltà, ed essere piú facile il signoreggiarla con qualche dolcezza che totalmente con la disperazione, confermò il governo antico, come era innanzi a queste ultime sedizioni. Ma per non dimenticare in tutto la severità, condannò la comunità in centomila ducati per la pena del delitto, i quali non molto poi rimesse; in dugentomila altri, in certi tempi, per rimborsarlo delle spese fatte e per edificare la fortezza alla torre di Codifà, poco lontana da Genova e che è situata in sul mare, sopra al borgo che va in val di Pozevera e a San Piero in Arena: la quale, perché può offendere tutto il porto e parte della città, è non immeritamente chiamata la Briglia. Volle ancora pagassino maggiore guardia che la solita e che continuamente tenessino nel porto armate tre galee sottili a sua ubbidienza, e che si fortificassino il Castelletto e il Castellaccio; annullò tutte le convenzioni fatte prima tra lui e quella città, riconcedendo quasi tutte le cose medesime ma come privilegi non come patti, acciò che fusse sempre in sua potestà il privarnegli; fece rimuovere delle monete genovesi i segni antichi, e ordinò che in futuro vi fusse impresso il segno suo per dimostrazione di assoluta superiorità. Alle quali cose si aggiunse la decapitazione di Demetrio Giustiniano, il quale manifestò nel suo esamine tutte le pratiche e le speranze avute dal pontefice; nel quale supplicio incorse, pochi mesi poi, Paolo da Nove ultimamente doge, il quale navigando da Pisa a Roma, ingannato da uno corso che era stato suo soldato, fu venduto a' franzesi.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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