Quanto minore ignominia sarebbe del nome nostro, quanto minore dolore sentirebbe l'animo mio, se e' fusse noto a tutto il mondo che la potenza germanica fusse inferiore della potenza franzese! perché manco mi crucierebbe il danno che la infamia, perché almeno non sarebbe attribuito a viltà o a imprudenza nostra quel che procederebbe o dalla condizione de' tempi o dalla malignità della fortuna. E che maggiore infelicità, che maggiore miseria, essere ridotti in grado che ci sia cosa desiderabile il non essere potenti! che abbiamo a eleggere spontaneamente il danno gravissimo, per fuggire, poi che altrimenti non si può, la infamia e il vituperio eterno del nome nostro! Benché, la magnanimità di ciascuno di voi esperimentata tante volte nelle cose particolari, benché la ferocia propria e precipua di questa nazione, benché la memoria della virtú antica e de' trionfi de' padri nostri, terrore già e spavento di tutte l'altre nazioni, mi dànno quasi speranza, anzi quasi certezza, che in causa tanto grave s'abbino a destare i bellicosi e invitti spiriti vostri. Non si tratta della alienazione del ducato di Milano, non della ribellione de' svizzeri, nelle quali cause tanto gravi sia stata leggiera la mia autorità, per l'affinità che io avevo con Lodovico Sforza, per gli interessi particolari della casa di Austria. Ma ora, che escusazione si potrebbe pretendere? con che velame si potrebbe ricoprire la ignominia nostra? Trattasi se i Germani, possessori, non per fortuna ma per virtú, dello imperio romano, l'armi de' quali domorono già quasi tutto il mondo, il nome de' quali è anche al presente spaventoso a tutti i regni de' cristiani, hanno a lasciarsi vilmente spogliare di tanta degnità, hanno a essere esempio di infamia, hanno a diventare della prima e della piú gloriosa nazione l'ultima, la piú schernita, la piú vituperosa di tutto il mondo.
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Milano Lodovico Sforza Austria Germani
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