Per queste cagioni partí il re d'Aragona del regno di Napoli, non vi essendo dimorato piú che sette mesi, né avendo sodisfatto alla espettazione grandissima che si era avuta di lui; non solo per la brevità del tempo, e perché difficilmente si può corrispondere a' concetti degli uomini il piú delle volte non considerati con la debita maturità né misurati con le debite proporzioni, ma perché se gli opposono molte difficoltà e impedimenti, per i quali né per il comodo universale d'Italia fece cosa alcuna degna di laude o di memoria, né fece utilità o beneficio alcuno nel regno di Napoli: perché alle cose d'Italia non lo lasciò pensare il desiderio di ritornare presto nel governo di Castiglia, fondamento principale della grandezza sua, per il quale era necessitato fare ogni opera per conservarsi amici il re de' romani e il re di Francia, acciò che l'uno con l'autorità di essere avolo de' piccoli figliuoli del re morto, l'altro con la potenza vicina e col dare animo a opporsegli a chi avea l'animo alieno da lui, non gli mettessino disturbo a ritornarvi; e nel riordinare o gratificare il regno napoletano gli dette difficoltà l'essere obligato, per la pace fatta col re di Francia, a restituire gli stati tolti a' baroni angioini, che, o per convenzione o per remunerazione, erano stati distribuiti in coloro che avevano seguitato la parte sua. E questi, non volendo egli alienarsi i suoi medesimi, era necessitato di ricompensare o con stati equivalenti, che s'avevano a comperare da altri, o con danari: alla qual cosa essendo impotentissime le sue facoltà, era costretto non solo a fare vivi in qualunque modo i proventi regi, e a denegare di fare, secondo il costume de' nuovi re, grazia o esenzione alcuna o esercitare specie alcuna di liberalità, ma eziandio, con querele incredibili di tutti, ad aggravare i popoli, i quali avevano aspettato sollevazione e ristoro di tanti mali.
| |
Aragona Napoli Italia Napoli Italia Castiglia Francia Francia
|