Significate adunque in Italia per vari avvisi le cose che in Germania si trattavano, traportate ancora dalla fama maggiore che la verità, e accrescendo fede a quel che publicamente se ne diceva i preparamenti grandissimi che faceva il re di Francia, il quale si credeva che non temesse senza cagione, molto commossono gli animi di tutti, chi per cupidità di cose nuove chi per speranza chi per timore; in modo che il pontefice mandò legato a Cesare il cardinale di Santa Croce; e i viniziani, i fiorentini e, dal marchese di Mantova in fuora, tutti quegli che in Italia dependevano da se medesimi, gli mandorno, o sotto nome di imbasciadori o sotto altro nome, uomini propri. Le quali cose angustiavano molto l'animo del re di Francia, incerto della volontà de' viniziani, e incertissimo di quella del pontefice, sí per l'altre cagioni antiche e specialmente per l'avere eletto a questa legazione il cardinale di Santa Croce, desideroso molto per antica inclinazione della grandezza di Cesare. E certamente la volontà del pontefice non che fusse manifesta agli altri non era nota a se stesso; perché avendo l'animo pieno di mala sodisfazione e di sospetti del re di Francia, talvolta, per liberarsene, la venuta di Cesare desiderava, talvolta la memoria delle antiche controversie tra i pontefici e gli imperadori lo spaventava, considerando che ancora duravano le medesime cagioni: nella quale ambiguità differiva a risolversi, aspettando di intendere prima quel che si deliberasse nella dieta; e perciò, procedendo con termini generali, aveva commesso al legato che confortasse in nome suo Cesare a passare in Italia senza esercito, offerendogli maggiori onori che mai da pontefice alcuno fusseno stati fatti nella incoronazione degli imperadori.
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