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      Aggiugnevasi che continuamente trattava di condurre agli stipendi suoi dodicimila svizzeri: alla qual cosa benché il baglí di Digiuno e gli altri mandati dal re di Francia, con grande instanza si opponessino, nelle diete di quella nazione, riducendo in memoria la confederazione continuata tanti anni co' re di Francia e confermata poco innanzi con questo medesimo re, l'utilità che ne era pervenuta negli uomini loro, e da altra parte l'inimicizia inveterata con la casa di Austria e la grave guerra avuta con Massimiliano, e quanto fusse perniciosa a loro la grandezza dello imperio, nondimeno mostravano non piccola inclinazione di sodisfare alle dimande di Cesare, o almeno di non pigliare l'armi contro a lui; avendo, secondo si credeva, rispetto a non offendere il nome comune della Germania, il quale pareva pure annesso a questo movimento. Onde molti dubitavano che il re di Francia, in caso fusse abbandonato da' svizzeri o non si unissino seco i viniziani, non avendo fanteria potente a resistere a' fanti degli inimici, e sperando che il furore tedesco, entrato in Italia come uno torrente, s'avesse per mancamento di danari prestamente a risolvere, farebbe ritirare le genti sue alla guardia delle terre. E già si vedeva che con grandissima celerità si fortificavano i borghi di Milano e gli altri luoghi piú importanti di quello ducato.
     
     
      Lib.7, cap.10
     
      Timori de' veneziani. Discussione intorno alla politica da seguire. Deliberazioni prese e risposta agli ambasciatori di Massimiliano.
     
      Nelle quali agitazioni e apparati non era minore perplessità nelle menti del senato viniziano che negli altri, e per essere di grandissimo momento la loro deliberazione, grandissime erano le diligenze e l'opere che si facevano da ciascuno per congiugnergli a sé. Perché Cesare v'aveva insino da principio mandato tre oratori, uomini di grande autorità, a fare instanza che gli concedessino il passo per il territorio loro; anzi, non contento a questa dimanda, gl'invitava a fare seco piú stretta congiunzione con patto che partecipassino de' premi della vittoria, e per contrario dimostrando essere in facoltà sua di concordarsi col re di Francia, con quelle condizioni a pregiudicio loro che tante volte in diversi tempi gli erano state proposte: da altra parte il re di Francia, con gli imbasciadori suoi appresso a quel senato e con lo imbasciadore viniziano che risedeva appresso a lui, non cessava di fare ogni opera per disporgli a opporsi con l'armi alla venuta di Cesare, come perniciosa a l'uno e l'altro, offerendo al medesimo tutte le forze sue e di conservare con loro perpetua confederazione.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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