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      Ma non piaceva al senato viniziano, in questo tempo, che la quiete d'Italia si perturbasse; né gli moveva a desiderare nuovi tumulti la speranza proposta della ampliazione dello imperio, avendo per la esperienza conosciuto che l'acquisto di Cremona non era contrapeso pari a' sospetti e pericoli ne' quali erano continuamente stati, poiché avevano avuto il re di Francia tanto vicino. Volentieri si sarebbano risoluti alla neutralità, ma stretti e infestati da Cesare erano necessitati a negargli o concedergli il passo: negandolo temevano di essere i primi molestati, concedendolo offendevano il re di Francia, perché nella confederazione che era tra loro espressamente si proibiva il concedere passo agli inimici l'uno dell'altro; e conoscevano che, cominciando a offenderlo, sarebbe imprudenza, passato che fusse Massimiliano, stare oziosi a vedere l'esito della guerra, e aspettare la vittoria di coloro de' quali l'uno sarebbe inimicissimo al nome viniziano, l'altro, non avendo ricevuto altra sodisfazione che d'essere lasciato passare, non sarebbe loro molto amico. Per le quali ragioni ciascuno di quel senato affermava essere necessario aderirsi scopertamente a una delle parti, ma a quale si avessino a aderire erano in causa tanto grave molto diverse le sentenze; e poiché ebbeno allungato il farne deliberazione quanto potevano, non si potendo piú sostenere la instanza che ogni dí ne era loro fatta, ridottisi finalmente a farne nel consiglio de' pregati ultima determinazione, Niccolò Foscarini parlò in questa sentenza:


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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