- Se e' fusse in nostra potestà, prestantissimi senatori, di fare deliberazione mediante la quale, ne' movimenti e travagli che ora si apparecchiano, si conservasse in pace la nostra republica, io sono certissimo che tra noi non sarebbe varietà alcuna di pareri; e che nessuna speranza che ci fusse proposta ci farebbe inclinare a una guerra di tanta spesa e pericolo quanta si dimostra avere a essere la presente. Ma poiché, per le ragioni le quali in questi dí sono state tante volte allegate tra noi, non si può sperare di conservarsi in questa quiete, io mi persuado che la principale ragione in su la quale abbiamo a fondare la nostra deliberazione sia il fermare una volta in noi medesimi, se noi crediamo che tra il re di Francia e il re de' romani, disperato che sarà dell'amicizia nostra, sia per nascere unione, o se pure l'inimicizia che è tra loro sia sí potente e sí ferma che impedisca non si congiunghino: perché quando fussimo sicuri di questo pericolo, io senza dubbio approverei il non partire dall'amicizia del re di Francia, perché congiunte con buona fede le forze nostre con le sue alla difesa comune difenderemmo facilmente lo stato nostro, e perché sarebbe con piú onore continuare la confederazione che abbiamo seco che partircene senza evidente cagione, e perché con piú laude e favore di tutto il mondo sarebbe l'entrare in una guerra che avesse titolo di volere conservare la pace d'Italia che congiugnersi con quelle armi che manifestamente si conosce che si prendono per fare grandissime perturbazioni; ma quando si presupponesse pericolo di questa unione, non credo che sia nessuno che negasse che fusse da prevenire, perché sarebbe senza comparazione piú utile unirsi col re de' romani contro al re di Francia che aspettare che l'uno e l'altro si unisse contro a noi.
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